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Conferenza
organizzativa Un partito aperto e contendibile Dalla Conferenza
organizzativa del Pri, svolta sabato scorso alla
sede provvisoria di via Turba a Roma, è venuto un primo segnale importante di
rilancio del partito che non intendiamo trascurare. Ringraziamo tutte le
presenze significative dalla Sicilia, al Veneto, al Piemonte, oltre a quelle
delle Regioni, in cui il partito mantiene un suo insediamento tradizionale
consolidato, che hanno partecipato. Crediamo che sia un primo passo che il
congresso nazionale di metà febbraio dovrà preoccuparsi di completare. Agli
amici che pongono l’istanza del rinnovamento generazionale del partito quale
una condizione fondamentale per la ripresa della nostra azione, rispondiamo
volentieri che il partito è contendibile e aperto sulla base di un progetto
politico. L’organizzazione stessa pretende una continua capacità di
rinnovamento, ma prima, servono le idee. Una proposta politica, una proposta
economica, una capacità di sostegno finanziario, degli uomini che sono pronti
a sostenerla con il loro impegno in prima persona. La quantità è, se
vogliamo, il problema minore. Il problema del partito è di qualità, se
nessuno si ricorda Togliatti, noi lo ricordiamo eccome: chi ha più filo da
tessere tesserà la sua tela, tanto è vero che il pci non esiste più dal
secolo scorso, noi, anche se nelle condizioni striminzite che conosciamo,
esistiamo ancora. “L’Unità” che ha vissuto di un finanziamento pubblico pari
a decine di milioni di euro ha chiuso i battenti, noi, che non abbiamo
nemmeno avuto un quarto di quei contributi, li abbiamo riaperti. Non che non
vediamo la situazione del paese, la difficoltà di aggregare fasce della
popolazione, il limite di contare su vecchi amici che magari solo per tigna
non si danno per vinti. Li ringraziamo, anche la “tigna” è un elemento
irrinunciabile della vita politica e dell’attività di partito. Perché se la
domanda riguarda quale spazio può avere un partito repubblicano, mai siamo
stati così convinti che questo spazio vi sia, basta guardare i sondaggi. Il
Pd dal 40 per cento delle europee ha perso sei punti percentuali e ne perderà
ancora. Il caso Cofferati è destinato a fare scuola. Un partito che si
rimette alle primarie per decidere il suo gruppo dirigente ha in sé il
principio della sua dissolvenza nel momento nel quale l’elettorato si
dimostra così fluido. In America, dove le primarie sono un istituto
consolidato è quasi impossibile che fasce di elettorato partecipino alle
elezioni di un altro partito, se non in corrispondenza del leader che
esprimono. Nel momento nel quale si indica un leader, il partito si riassume
interamente in quella leadership, un principio che il vecchio gruppo
dirigente del Pd non riesce e probabilmente non può accettare. Un partito
come il nostro ha alla sua base una leadership articolata su una piattaforma
dialettica. Il solo carisma non ha salvaguardato nemmeno Mazzini, figurarsi
Pacciardi. Ugo La Malfa doveva discutere con Reale e
persino con il più giovane Visentini. Al congresso nazionale faremo una
proposta che crediamo utile alla ripresa del Paese, l’organizzazione seguirà
sulla base di questa proposta. Roma, 19 gennaio 2015 |
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